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martedì 30 giugno 2009

NON DIMENTICHIAMO L'ABRUZZO E IL 18 LUGLIO TUTTI A ROCCA CALASCIO


La loggia "Missori Risorgimento" di Milano sta organizzando una gita a Rocca Calascio, nell'Aquilano, per il 18 luglio. L'iniziativa è aperta a tutti i fratelli (con familiari) da tutta Italia per favorire l'attività turistica in questa bellissima zona all'attenzione di un fratello (architetto) che intende valorizzarne i contenuti con opere di recupero architettonico anche a fini culturali.'

Ambizione' di questo incontro è perciò creare sinergie utili alla realizzazione del progetto finalizzato, prima di tutto, ad aiutare l'Abruzzo a risorgere.



Per l’Abruzzo: il "Progetto Rocca Calascio"Una luce per la rinascita

L’architetto Dario Banaudi, ex maestro venerabile della loggia "Italia" (32) di Milano, illustra la sua idea per recuperare un affascinante sito storico nell'Aquilano
Mi è venuta un'idea per creare qualcosa di importante – e soprattutto utile – a sostegno dell'Abruzzo terremotato e ho pensato di individuare un luogo emblematico nella regione, possibilmente un piccolo paese di grande qualità architettonica , dove si potesse avere un buon rapporto con gli amministratori locali. Miei fraterni contatti nell'Aquilano (a me vicini in questa 'impresa') mi hanno suggerito Rocca Calascio.Rocca Calascio possiede una rocca tra le più alte d'Europa (1450 metri sopra il livello del mare) ed è un magnifico esempio di castello medievale, nel quale la pietra squadrata fa splendida mostra in un paesaggio incontaminato. La rocca sormonta le rovine del borgo fortificato, distrutto da un terremoto nel XVIII secolo, che danno all'ambiente una stupenda e romantica connotazione.

La parte costruita dopo quel terremoto è piccola, in parte abbandonata e proprio per questo conserva intatte le sue caratteristiche originarie.

Una quota è stata recuperata da coraggiosi albergatori e da privati che hanno sapientemente rispettato le strutture. Vicino alla rocca sorge anche una bella e piccola chiesa a pianta ottagonale del XVI secolo.Ora, proprio perchè quelle architetture hanno resistito alla furia del terremoto (la roccia è la qualità tradizionale della costruzione e delle architetture), i fratelli abruzzesi ci chiedono di aiutarli ad attirare l'attenzione sulla loro martoriata regione, facendo qualcosa di concreto per rimettere in moto la loro economia (soprattutto turistica) che ha come base proprio posti come Rocca Calascio la cui bellezza attira un turismo di alta qualità.
E' nata così l'idea di illuminare questa rocca in modo che si possa vedere a più di trenta chilometri di distanza in tutte le direzioni, facendone una sorta di faro che illumini la rinascita dell'Abruzzo.La Osram sembra disponibile a sponsorizzare questo progetto di grande valore simbolico e sta studiando con noi uno schema di progetto illuminotecnico.L'illuminazione della rocca, grazie al territorio di montagna incontaminato, sarebbe visibile da molto lontano e potrà simbolicamente evocare "una luce per la rinascita" (questo è il motto che ho coniato per il progetto).

Altri piccoli gesti, ma di fraterno valore simbolico stanno prendendo forma: si è organizzata un'agape fraterna (presenti vari fratelli di logge lombarde e piemontesi e membri di Giunta) nella quale un fratello abruzzese coinvolto nel progetto ci ha parlato direttamente di quanto avvenuto e di idee da discutere per rivitalizzare il borgo di Rocca Calascio (il recupero di edifici e spazi comunali da adibire a centro di incontri culturali, ad esempio).

Già negli anni passati fratelli hanno organizzato sul luogo convegni e rappresentazioni (il processo a Giuda "recitato" dai fratelli) cercando di dare nuova vita al borgo.Varie logge, finora messe al corrente delle idee , dal Piemonte all'Emilia, alla Liguria, alla Lombardia soprattutto, e fratelli di buona volontà e di efficace competenza, stanno collaborando a dare forza, saggezza e bellezza alle idee che stanno nascendo.
La Giunta del Grande Oriente dItalia mi ha scritto, nella persona del Gran Segretario, comunicandomi di approvare il progetto e di aver stanziato per ora la somma di 10mila euro.
Un gruppo di fratelli di varie logge e regioni, ognuno con diversa specializzazione si sono già resi disponibili ad entrare nelle varie fasi del progetto (che potrebbe andare dalla stesura di un possibile piano di recupero, individuando luoghi e edifici da recuperare : non necessariamente tutti da finanziare, contando anche su una futura opera di ricerca di fondi attorno ad un progetto articolato).E' stato proposto un piccolo convegno nel quale si possa dibattere e prendere posizione sui criteri che debbano informare la ricostruzione e il restauro, ove il "com'era e dov'era", certamente conseguente alla cultura dei maestri che ci hanno preceduto, potrebbe dare ai fratelli elementi di un dibattito nel quale aspetti operativi e speculativi troverebbero un fertile punto d'incontro.

Stiamo inoltre lavorando sull'idea di una scuola di restauro in collaborazione con l'Umanitaria di Milano che sembra molto disponibile ad aiutarci, (d'inverno a Milano, nella bella stagione alla Rocca).

La seconda fase del progetto di rinascita potrà essere il restauro delle costruzioni sotterranee del borgo in rovina, che potrebbero essere un magnifico "luogo di riflessione e di incontro" per iniziative culturali legate alla tradizione e al rapporto tra "vecchio e nuovo" (cosa più è pertinente alla nostra cultura?) elaborando studi concreti sui principi del recupero e del restauro dell'antico (e qui in Abruzzo il discorso è e sarà di estrema attualità) e sul recupero della memoria storica (il territorio di Calascio è crocevia di percorsi storici della transumanza ma anche di grandi personaggi e avvenimenti (Federico II, i Piccolomini, I Medici).
Insomma Calascio potrerebbe essere un luogo di incontro e di elaborazione culturale, nel quale, insieme a un lavoro "operativo" che ci vedrebbe protagonisti di un'opera che in tutti i suoi aspetti è la naturale applicazione dei princìpi che hanno formato la nostra tradizione.Penso che per la nostra istituzione questa sia una grande occasione, per dare forma al desiderio di molti fratelli di passare dallo speculativo all'operativo, o meglio di dare senso all'unione dei due principi, con qualcosa che, penso, ci permetterebbe di dare un contributo (la cui dimensione dipende da noi) alla storia della nostra istituzione e del nostro paese.