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lunedì 14 dicembre 2015

La Massoneria ai tempi del Fascismo. Convegno a Terni con il Gran Maestro aggiunto Santi Fedele


Massoneria e Fascismo. Questo il tema dell’incontro che si è tenuto sabato 12 dicembre a Terni, nella sala Rossa Palazzo Gazzoli, organizzato dall’Associazione “Giuseppe Petroni” con il patrocino del Comune  e della Provincia. Ad aprire il dibattito è stato Sergio Bellezza, studioso di storia locale, che ha tenuto un interessante e approfondito intervento su quel particolare momento della nostra storia che segnò l’inarrestabile ascesa di Benito Mussolini. Tutto ebbe inizio con l’uccisione del parlamentare socialista Giacomo Matteotti, rapito e assassinato da una squadra di camicie nere  il 10 giugno del 1924 all’indomani del suo discorso in parlamento nel  quale aveva denunciato i brogli alle elezioni di aprile. Gli avversari politici del governo scelsero l’Aventino, ma nel paese si costituirono movimenti e gruppi, ai quali facevano capo comunisti, socialisti e anarchici, pronti all’azione. Anche la Massoneria si mobilitò. E contro di essa cominciarono le prime violente persecuzioni, che andarono sempre più inasprendosi fino a raggiungere l’acme dopo l’attentato sventato contro Mussolini il 4 novembre del 1925 e per il quale vennero arrestati  Tito Zaniboni e il generale Luigi Capello. Dai rapporti della polizia emerse che entrambi avevano avuto nelle settimane precedenti al giorno in cui avrebbe dovuto aver luogo l’attentato  stretti contatti con la Massoneria, in particolare quella  ternana, che finì nel mirino delle feroce reazione fascista. Quell’episodio fu anche l’ultimo pretesto per il nascente regime per dar corso al giro di vite finale contro la Massoneria: il 22 novembre 1925 venne appovata la legge che ne decretava la fine e  il Gran Maestro Domizio Torrigiani fu costretto a firmare l’ordine di scioglimento di tutte le logge in Italia che continuò ad operare dall’estero attraverso i tanti Fratelli in esilio. Nella sua relazione Santi Fedele, Gran Maestro Aggiunto e professore ordinario di storia contemporanea all’università di Messina ha invece spiegato il modo in cui il regime attraverso l’entrata in vigore tra il 1925 e il 1926 delle leggi speciali soppresse ogni libertà e ha raccontato la rinascita all’estero del Grande Oriente. Le conclusioni sono state affidate a Santino Rizzo, presidente della Corte centrale del Grande Oriente d’Italia.
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