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lunedì 8 febbraio 2016

Giordano Bruno, il Sigillus Sigillorum e i diagrammi ermetici

di Diana Bacchiaz


Giordano Bruno, filosofo, nato a Nola in Campania, nel Regno di Napoli nel 1548, morto all'alba del 17 Febbraio 1600, arso vivo con la lingua serrata da una morsa, a Roma in Campo dei Fiori.
All'età di 11 anni andò a Napoli a studiare materie umanistiche, logica e dialettica. Quattro anni più tardi entrava nell'Ordine dei Domenicani, lasciando il nome nativo di Filippo per assumere quello di Giordano, fece il suo noviziato a Napoli dove continuò a studiare e nel 1572 prese i voti.
Sembra che già sin dal suo noviziato egli attrasse l'attenzione su di sé per la sua originalità e per le critiche espresse alle dottrine teologiche dell'epoca. Dopo essere entrato nell'Ordine Domenicano gli avvenimenti presero una tale piega che un'accusa formale di eresia venne stesa contro di lui nel 1576. Lasciò a questo punto Napoli per recarsi a Roma, dove però non modificò il suo modo di esporre i misteri della fede, al punto che le accuse contro di lui vennero rinnovate presso il Convento di Minerva ed egli fuggì dalla città e rifiutò ogni obbedienza al suo Ordine.
Da questo momento in poi la storia della sua vita è un continuo vagabondare da un paese all'altro nel tentativo di trovare la pace da qualche parte. Indugiò poi in parecchie città italiane per recarsi infine a Ginevra nel 1579, dove si convertì per un po' alla fede Calvinista, sebbene in seguito, prima del tribunale ecclesiastico, egli fermamente negasse di essere mai entrato nella Chiesa Riformata. Ciò che si sa è che fu scomunicato dal Concilio Calvinista in considerazione del più alto disprezzo verso i più Alti Prelati Calvinisti e fu obbligato a lasciare la città. In seguito andò a Tolosa, Lione e nel 1581 a Parigi.
A Lione  egli completò la sua Clavis Magica Grande Chiave. A Parigi in seguito pubblicò parecchi lavori per sviluppare ulteriormente L'Arte della Memoria e tecniche per svilupparla e ritenere meglio, che riveleranno la doppia influenza e di Raimondo Lullo e dei Neo-platonici.
Nel 1582 pubblicò un lavoro molto particolare Il Candelaio, satira nella quale egli esibisce il cattivo gusto dell'epoca per cui era in voga scambiare l'oscenità per umorismo. Nel frattempo egli divenne un pubblico conferenziere di filosofia, pare sotto gli auspici del Collegio di Cambrai, precursore del Collegio di Francia.
Nel 1583 se ne andò in Inghilterra, dove per un po' ebbe i favori della Regina Elisabetta e l'amicizia di Sir Philip Sidney a cui dedicò ilo suo più amaro attacco alla Chiesa Cattolica, Lo Spaccio della Bestia trionfante pubblicato nel 1584. Visitò Oxford e rifiutò il privilegio di esserne il Lettore di Filosofia, ma qui pubblicò nel 1584 la sua Cena delle Ceneri, nella quale sferra un duro attacco ai professori di Oxford accusandoli di "saperne più di Birra che di Greco". Nel 1585 ritornò in Francia e durante questo soggiorno fece parecchi tentativi di riconciliarsi con la Chiesa Cattolica, tentativi falliti per il suo rifiuto di accettare la condizione impostagli di ritornare dentro il suo Ordine.
In seguito viaggiò in Germania, e durante l'anno 1587, esibì lo stesso spirito di insolenza e di individualismo manifestati ad Oxford. Ad Helmstadt fu scomunicato dai Luterani, e dopo un periodo dedicato alle attività letterarie a Francoforte, andò nel 1591 a Venezia invitato dal nobile veneziano Mocenigo, il quale voleva essere edotto sul suo sistema di apprendimento ed uso dell'arte della memoria. Non riuscendo ad ottenere da Bruno il segreto della "Magia naturale", Mocenigo lo denunciò alla Inquisizione. Bruno fu arrestato e durante il suo processo davanti gli inquisitori veneziani si rifugiò nel principio dei 'Due aspetti della verità', dicendo che gli errori che gli erano imputati erano "come filosofo e non come onesto Cristiano", sebbene in seguito abiurasse tutti i suoi errori e dubbi in materia di dottrina e pratiche Cattoliche. A questo punto l'inquisizione Romana intervenne richiese la sua estradizione. Dopo qualche esitazione le autorità veneziane acconsentirono e Bruno fu spedito a Roma e per sei anni fu tenuto prigioniero dall'Inquisizione. Gli storici non riescono a darsi una spiegazione per questi ritardi così lunghi da parte delle autorità Romane.  Nella primavera del 1599 il processo cominciò davanti alla Commissione dell'Inquisizione Romana, gli furono date le possibilità di vari rinvii in modo che Bruno potesse avere il tempo di ritrattare i suoi errori, fu infine condannato: era il Gennaio 1600, fu consegnato al Potere Secolare l'8 Febbraio, ed inseguito fu arso sul rogo in Campo dei Fiori, a Roma l'alba del 17 Febbraio.



Bruno non fu condannato per aver difeso il sistema astronomico Copernicano né per la sua teoria della pluralità dei mondi abitati, ma per errori teologici che erano poi i seguenti: che Cristo non era Dio ma un dotatissimo Mago. Che lo Spirito Santo è lo Spirito del Mondo, che il Diavolo era il dominatore e difese Teorie filosofiche che si avvicinavano al misticismo Neoplatonico e al Panteismo,
Altre opere di Bruno sono Della Causa Principio ed uno, Dell'infinito universo e dei mondi, De compendiosa Architectura, De triplici minimo, De monade, numero et figura. In queste opere il "Nolano" espone un sistema filosofico in cui si notano principi Neo Platonici, un Monismo materialistico, un misticismo razionalistico, ispirato a Raimondo Lullo, un concetto naturalistico dell'unità del mondo materiale ed in ciò ispirandosi all'astronomia Copernichiana.
Il suo pensiero nei confronti di Aristotile è ben illustrato da reiterate asserzioni che il pensiero Aristotelico è viziato da un eccesso dialettico rispetto ad un modello matematico di concepire i fenomeni naturali. Nei confronti degli Scolastici nutriva uno sviscerato disprezzo, facendo un'eccezione per Alberto il Grande e per San Tommaso, verso i quali mantenne sempre un alto grado di rispetto. Desiderava riformare la filosofia Aristotelica, ma ebbe dei forti oppositori in due contemporanei, Ramus e Patrizzi, i quali avevano lo stesso suo obbiettivo.
Era a conoscenza, anche se in modo superficiale, di scritti dei filosofi greci Pre-Socratici, e dei Neo Platonici, specialmente con testi attribuiti a Giamblico e a Piotino. Dai Neo -Platonici Bruno derivò il suo pensiero verso il Monismo. Dai Pre-Socratici egli prese a prestito l'interpretazione materialistica dell'Uno. Dalla Dottrina Copernicana, che era molto in voga all'epoca in cui lui viveva, apprese ad identificare l'Uno Materiale, con l'universo visibile, infinito, eliocentrico.
Da ciò, il suo pensiero diventa un complesso panteismo. Dio e il Mondo sono Uno, materia e spirito, corpo e anima, sono 'due' fasi della stessa sostanza; l'Universo è infinito, oltre il mondo visibile esiste un'infinità di altri mondi, ognuno abitato ; il globo terrestre ha un'anima, infatti ogni parte di esso, sia minerale, che vegetale vibra, ogni materia è fatta di elementi che vibrano (senza distinzione tra materia terrestre e celeste) Tutte le anime sono congiunte l'una all'altra e la trasmigrazione e' possibile. Il punto unitario che compatta il tutto è la MAGIA NATURALE.



Lo spirito moderno ha sempre cercato di dare continuità scientifica a tutti i fenomeni della natura, abbandonando il pensiero medievale. Si può quindi capire lo sforzo di Bruno di stabilire un concetto unitario della natura in ottemperanza al pensiero di uomini quali Spinoza, Jacobi e Hegel. Troviamo in Bruno da una parte esagerazioni e limitazioni nati da errori del suo sistema scientifico, e dall'altra intolleranza persino verso coloro che stavano lavorando alle stesse riforme a cui lui stesso stava lavorando, facendolo nominare il 'Cavaliere Errante della Filosofia', proprio a causa di allegorie fantastiche, ragionamenti sofisticati in cui Bruno si tuffava con fervore emotivo.
La sua attitudine mentale verso la religione era oltre modo razionalista, e rifiutò in pieno il significato della Cristianità come sistema religioso.
Non fu un Inquisitore Romano, ma un Divino Protestante a definirlo: "Uomo di grande capacità, di infinito sapere, ma senza traccia di religione".
Fu un grande anticipatore di Psicologia Cognitiva, ed in particolare nel Sigillo dei Sigilli espone molte delle tecniche che al giorno d'oggi si chiamano 'Visualizzazione creativa' e che Bruno chiama 'pensiero visivo' e tecniche di memorizzazione basate su schemi mandalici. Ricordiamo che il mandala, il più famoso degli archetipi junghiani, è una figurazione universale, ve ne sono, sorprendentemente simili a quelli di Bruno, con lo stesso senso geometrico metafisico, nella tradizione orientale, specie nelle correnti più filosofiche, il Yainismo ed il Tantrismo, li usano come potenti schemi di meditazione. Bruno usa tali disegni, chiamandoli Signa, sono figure astratte non originate da sensazioni, ma Imagines Agentes cioè potenti, che dovevano essere strane, buffe o terrificanti, vanno bene sia quelle bellissime che quelle bruttissime, l'importante e che siano caricate di emotività , sentimento, passione, siano partecipate così da diventare stimolanti e quindi veramente memorabili.
Inoltre attribuiva significati particolari alla retta paragonata al senso, l'intelletto paragonato ad un cerchio, infatti è intento alla contemplazione di ciò che ha in se ed attorno a sé. La linea obliqua ha una posizione intermedia di rappresentazione.
Concludo con parole di Bruno: «La natura ha assegnato a tutti ali squisite secondo necessità, ma sono davvero pochissimi coloro che sanno dispiegarle per solcare e battere quell'aia che invita e si presta ad essere battuta per volare non meno di quanto sembri opporsi a essere solcata: infatti dopo che con fatica l'avrai smossa solcandola, questa non ingrata, ti spingerà avanti sostenendoti» (Sigillo dei Sigilli 10)