Qualcosa collega il segreto della Basilica di Santa Maria Assunta (antica chiesa cattedrale del soppresso Patriarcato di Aquileia) al mistero dell’intraducibile Codice Voynich, oltre che al mistero racchiuso nei Teschi di cristallo di origine Maya e, ancora, a quello del “liquido cristallino” di un’ampolla chiusa con uno strano sigillo e posta all’interno di una “antica urna” in quarzo e silicio, ritrovata assieme alla reliquia di Cristo tra i preziosi oggetti del Tesoro di Commodo, un patrimonio scoperto da due ricercatori, Libero (italo-canadese) e Melissa (francese), dopo una elettrizzante decifrazione di enigmi matematici presenti in fonti inedite o poco note e l’interpretazione di antiche pergamene provenienti dagli archivi privati di famiglia dei due studiosi.
Leggende di vecchia data narrano che un vitale segreto è conservato proprio in una antica urna nascosta assieme alla reliquia di Cristo: un segreto da sempre custodito dai Patriarchi di Aquileia (un segreto questo, probabilmente, all’origine del loro enorme prestigio e potere) che nel I° secolo ebbero affidato dagli “Avveduti”, ovvero una compagine di potenti, teologi e dotti (con proseliti pure nel XI° e XVII° sec), perennemente in contrasto con i “Cavalieri di Cesare”, una segreta consorteria del I° sec (ancora oggi avvolta da un alone di mistero) formata da uomini dei ceti del cristianesimo di Roma tra cui nobili, politici, liberti, tribuni del Pretorio, ricchi funzionari imperiali. Una ricerca, sviluppata in Italia, ha inizio al tempo in cui alcuni religiosi, potenti nobili ed illustri personaggi, favoriscono la fondazione nel 1090 dell’Ordine di Santa Maria del Monte Sion a Gerusalemme, che poi annovererà membri come Hugo, Botticelli, Leonardo da Vinci e, nel 17° sec, anche Isaac Newton il padre della fisica moderna, il quale, attraverso la Bibbia e l’enigmatico testo del libro del profeta Daniele, uno dei libri più difficili e contenente fantastiche visioni e fitti simbolismi, profetizzò la “fine del mondo” nel 2060…
La ricerca storica di Libero e Melissa conduce alla rivelazione di una “provvidenziale conoscenza”, già intesa e compresa in passato da due gruppi formati da individui potenti e di opposte visioni (da una parte, i Cavalieri di Cesare e, dall’altra, gli Avveduti, consociati per ostacolare i Cavalieri di Cesare, ai cui programmi vanagloriosi si oppongono strenuamente); un “sapere” utile dopo il mutamento dell’era, per far fronte a potenziali futuri effetti generati nel periodo compreso tra 15 e 22 anni a partire da oggi (2029÷2036), causa l’impatto terrestre dell’asteroide 99942 Apophis (dal nome del Dio egizio distruttore), oltre che a quelli connessi alla profezia di Newton.
Andando alla ricerca di qualcosa di indecifrabile e quasi come fosse non di questo pianeta, gli studiosi si imbattono in scoperte la cui natura è invece terrena… racchiusa in una “vitale consapevolezza” la cui origine si perde nella notte dei tempi. Come il presente, il passato è rivisto in una diversa prospettiva che, pur amalgamata a influenze celate e trascendenti, fonda su antichi concetti perduti o, come realmente è, solo dimenticati! Qui, infatti, si vuole pure avvalorare la tesi secondo cui la natura genetica della specie umana possiede intrinsecamente il requisito della ripetitività, in virtù di un’impronta evolutiva non rettificabile da eventi storici ancorché apocalittici e nonostante i numerosi processi di glaciazione.
L’Urna di Hiram è un film indipendente a basso costo, un lungometraggio in chiave storico/misterico/simbolica in 2 tempi (durata minima di 82’), con azioni sviluppate in epoca odierna. La regia è di Angelo Fulco. Sceneggiatura tratta dal romanzo L’urna, il segreto del ponte dimenticato di Angelo Fulco, 2013, Gangemi Ed. Roma.
Investigando all’interno della vera essenza dell’uomo, il film (oggi in fase di pre-produzione; inizio riprese: settembre 2015) tratta rilevanti argomenti che incardinano la trama su temi legati al calendario Maya e alla profezia del 2012, al codice Voynich, al significato dei simboli esoterici e alla simbologia della Cabala, al quadrato magico del Sator, ai Crop circles, alla Teoria degli antichi astronauti, agli albori del Templarismo (l’ordine del Tempio sorto nella vallata dello Stilaro nel I° secolo del II° millennio, in epoca precedente la 1ª Crociata).
Il romanzo dunque propone parafrasi e rimandi cognitivi variegati e differenti e, per di più, nel corpo della narrazione, si è voluto pure rivalutare il “patrimonio storico-culturale calabrese”, promuovendo la ricerca su diverse componenti del territorio (con particolare attenzione a quelle storiografiche), valorizzandone le risorse attraverso approfondimenti a partire dalla Magna Grecia e, pertanto, il film possiede notevoli risvolti positivi riguardo l’aspetto socio-economico e turistico.